‘A fatica pigliata ‘e facepainting. Che dici, Matteo, ce la facciamo?

Facciamo così, per prima cosa riassumo la faccenda del lavoro preso di faccia, che c’è chi la conosce e chi no, e anche chi la conosce con questi chiari di luna non è detto che se la ricordi.
Come ho raccontato in un libro di qualche anno fa (Bella Napoli, 2011), il lavoro è entrato per la prima volta nella mia vita grazie a mio padre, con la sua Lectio Magistralis intorno alla differenza tra ‘a fatica pigliata ‘e faccia e ‘a fatica fatta ‘a meglio ‘a meglio. Papà sapeva fare bene tante cose, ed è stato grazie a lui che il lavoro nella nostra famiglia non è mai stato solo fatica ma anche dignità, onestà, rispetto, il fischio che faceva quando tornava a casa la sera, l’odore della frittata di cipolle che si spargeva nell’aria alle prime luci dell’alba. Sì, lui aveva rispetto per il lavoro, lo considerava importante, e insomma a casa Moretti funzionava come in tante altre case operaie del tempo nel senso che il lavoro lo respiravi, lo toccavi con mano, ci facevi il callo, già da bambino.
Il teatro nel quale si svolse il fatto era, tanto per cambiare, l’Enel di via Galileo Ferraris, i termini del conflitto di papà con il suo collega possono essere invece riassunti così: bisogna fare bene e al più presto il proprio lavoro a prescindere dalla sua gravosità, dall’impegno richiesto, o conviene traccheggiare sperando che il lavoro “sporco” tocchi a qualcun altro? Crescendo, ho avuto modo di farmi una mia idea in proposito, poi mi sono adoperato per evitare che l’idea restasse soltanto un’astrazione, ma la lezione di mio padre non me la scorderò più, campassi cent’anni.

Ecco, adesso che vi ho raccontato perché è importante che il lavoro sia preso di faccia vi posso dire che Matteo Arfanotti è un mio amico generoso e gentile, un artista campione mondiale di facepainting e bodypainting e che insomma se volete saperne di più su di lui e volete deliziare i vostri occhi con un po’ delle cose che fa potete leggere l’articolo che gli ho dedicato, che trovate qui.

Perché vi racconto tutto questo? Perché sulla bacheca di Matteo ho letto questo: “Venerdì 31 Ottobre: “La Notte dei Genitori Mutanti” al Museo del Castello di San Giorgio a La spezia, facepainting per i più grandi!” e a me che sono un vecchio approfittatore mi è venuta l’idea di una Notte del Lavoro Narrato, il 30 Aprile del 2015, con Matteo che dipinge il lavoro sulle facce delle persone, anche una piccola cosa, che ne so, un chip, una matita, un piccolo martello, un libro, quello che vuole, che il campione del mondo di facepainting e di bodypainting è lui non io.

Dite “ma così è una faticaccia”, quello Matteo ti manda a quel paese, e fa anche bene? Rispondo che il lavoro ce lo dividiamo, nel senso che noi possiamo occuparci della comunicazione, dell’organizzazione, e di tutto quello che può servire per preparare al meglio l’evento. E aggiungo che si vede che Matteo non lo conoscete, perché se non si può, qualunque sia il motivo, lui me lo dirà nel modo più gentile possibile, ma non per finta, perché lui è veramente così, una persona buona.
Direi che è tutto, voi continuate a seguirci, vi teniamo informati.

arfanotti_9
Foto di Francesca Calamita

vincenzo moretti

Sociologo e Narratore. Sono nato nel 1955 da Pasquale, muratore e operaio elettrico, e Fiorentina, bracciante agricola e casalinga. Desidero quello che ho e continuo ad avere voglia di cambiare il mondo.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.