Alessia Cooper, Salvatore Testa, il #lavorobenfatto e il #lavoronarrato

self1Sto riguardando le bozze del lavoro fatto dalle ragazze e dai ragazzi del Suor Orsola Benincasa nell’ambito del laboratorio #Lavorobenfatto del Corso di Formazione e Cultura Digitale e del Corso di Progettazione e Formazione a Distanza tenuto dalla mia mia amica prof. Maria D’Ambrosio.
Le cose belle sono tantissime, di più di quelle che mi ricordavo, quelle bellissime tante, alcune stupende, altre semplicemente folgoranti.
Come la frase di Alessia Cooper che a un certo punto posto su Facebook: Il ‪#‎lavorobenfatto‬ è a mio parere la vita stessa.
Salvatore Testa l’ho conosciuto, per ora solo in versione digitale, qualche settimana fa. Tra le tante cose belle che fa, c’è Secondigliano Libro Festival, e un vecchio scugnizzo secondiglianese come me non se la poteva lasciar fuggire l’occasione di invitarlo a partecipare a La Notte del Lavoro Narrato.
Gli ho mandato il link del blog, gli ho chiesto di dare un’occhiata, qualche giorno fa mi ha scritto e mi ha detto che Secondigliano c’è, che persone e associazioni si sarebbero incontrate a Piazza Zanardelli per leggere, narrare, cantare storie di lavoro.
Lo confesso, sono stato particolarmente felice, credo sia umano, per me Piazza Zanardelli non è un nome, è il posto dove passavo la mattina per andare alla Scuola Media Giuseppe Moscati, nella masseria Cardone, è il posto dove la domenica mi portava per mano papà per comprare le paste da Sacra, mitica pasticceria del tempo (proprio Salvatore, io non lo sapevo, mi ha scritto che a inizio novecento Sacra spediva le sue cassate a Palermo).
Cosa tiene assieme Alessia e Salvatore? Il post che vi ho citato all’inizio, perché è lì, nei commenti, che il secondo ha scritto “Noi di Secondigliano vorremmo porci come punto di riferimento delle iniziative che si terranno a Napoli, anzi vorremmo che a Secondigliano venissero in tanti dagli altri quartieri della città. E, pertanto, ricordiamo a tutti che Secondigliano è un quartiere di Napoli, non un paesino sperduto sulle montagne”.
Io ho letto, ho cliccato su mi piace, e ho scritto a mia volta “Salvatore, quello che scrivi è bellissimo, ma dobbiamo lavorare per fare in modo che a Napoli ci siano tante iniziative in tanti posti diversi, e naturalmente lo stesso vale per l’Italia”.
Salvatore ha letto e mi ha risposto così: “lo so, ma qui ci trattano da camorristi e sottosviluppati e noi invece vogliamo continuare a dire la nostra. Spero che si mobilitino in tantissimi. Noi lo stiamo facendo”.
Posso dire di condividere questo senso di appartenenza, questa voglia di riscatto di Salvatore? E posso aggiungere che il fatto che anche La Notte del Lavoro Narrato stia diventando, sia diventato, un piccolo mattoncino di questo senso di appartenenza e di questa voglia di riscatto mi rende felice? Io l’ho detto. E se appena ci riesco anche a un’ora tarda della notte prendo un taxi e me ne vado a Piazza Zanardelli, che magari a quell’ora non ci trovo più nessuno, ma non fa niente, magari da qualche parte lascio una copia di Testa, Mani e Cuore che magari qualcuno lo troverà e magari lo leggerà pure e se anche no io comuqnue me ne torno a casa più contento.

vincenzo moretti

Sociologo e Narratore. Sono nato nel 1955 da Pasquale, muratore e operaio elettrico, e Fiorentina, bracciante agricola e casalinga. Desidero quello che ho e continuo ad avere voglia di cambiare il mondo.

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