La stalla di Rosa

di Rosa Barbato
barbato1Piacere di conoscerti, Vincenzo,
spero di avere il gran piacere di leggere il tuo libro quanto prima.
Intanto ho spiegato a Giuseppe (Jepis Rivello, l’amico in comune che ci ha messo in contatto, nda) di come vorrei impostare “La notte del lavoro narrato”.
Se riesco, mi piacerebbe ricreare questa serata in una stalla.
Molto probabilmente saprai cosa vuol dire il termine “filò”, rimanda a un antico rituale delle famiglie contadine e, nonostante non sia chiara l’origine del nome, viene ricondotta al termine “filare”.
Nelle serate invernali, le famiglie si riunivano nelle stalle per evitare di andare a letto presto e per continuare piccoli lavoretti iniziati durante il giorno.
Perché si riunivano nelle stalle? Per riscaldarsi in modo naturale grazie alla presenza di animali.
Il comune denominatore di questi incontri era il racconto ( favole, storie paurose, pettegolezzi o recita del Rosario).
Era anche occasione per qualcuno di fidanzarsi.
Questi riti continuavano anche in estate, nei cortili.
Da qui è nata l’idea e ora voglio svilupparla.
Rosa

vincenzo moretti

Sociologo e Narratore. Sono nato nel 1955 da Pasquale, muratore e operaio elettrico, e Fiorentina, bracciante agricola e casalinga. Desidero quello che ho e continuo ad avere voglia di cambiare il mondo.

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