Chi me vò bene appriesso me vene

papa2L’avevo scritto ai tempi di Enakapata, un po’ di anni fa, ma se mi è tornato in mente oggi una ragione c’è.
“Chi me vò bene appriesso me vene” era uno dei  detti preferiti da papà per indurci a seguirlo in qualche gioco, passeggiata, uscita, negli anni in cui avevamo già superato l’età del “chi  vò venì cu mmé mette ‘o dito ccà sotto” (lui con il palmo della mano aperta all’ingiù, noi felici di farci acchiappare il dito quando chiudeva la mano) e  non  avevamo ancora l’età del “se vulite venì, venite, o si nno facite comme ve pare”. Perché si, papà era fatto così, se non lo assecondavi, “si pigliava collera”, naturalmente quando si giocava, perché quando si faceva sul serio o si faceva come diceva lui o si faceva come diceva lui.
Perché mi è tornato in mente oggi? Perché Cinzia ha comprato la t-shirt (yes, ‘na maglietta) nera, di buona qualità, taglia XXL non appezzottatta che altrimenti dentro non ci vado.
Volete sapere cosa ci faccio? Mercoledì la porto dal tipografo e mi ci faccio stampare sopra l’adesivo che vedete sotto. Perché si, l’avevo detto  e non ci rinuncio, io la notte del lavoro narrato quella mi devo mettere, la maglietta dell’evento, che se avessi avuto la possibilità ne avrai fatto stampare a migliaia e  le avrei fatte arrivare in tutte le città e in tutte le case che aderiscono alla nostra bella iniziativa.
Va bene, questo non l’ho potuto fare, cause di forza maggiore, questo progetto non ha budget come si usa dire, è perciò ho adottato l’approccio “selfie”, mi compro e mi faccio stampare la mia dopo di che “chi me vò bene appriesso me vene”.
Sappiate comunque che io ve ne voglio tanto. E come sempre a prescindere. Appena la maglietta è pronta me la metto e dico ad Alessio di farmi una bella fotografia.

parentebosconauta

vincenzo moretti

Sociologo e Narratore. Sono nato nel 1955 da Pasquale, muratore e operaio elettrico, e Fiorentina, bracciante agricola e casalinga. Desidero quello che ho e continuo ad avere voglia di cambiare il mondo.

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